Erreciauto odi et amo: perché l’R.c.a. è obbligatoria
Non c’è bisogno di andare a scomodare Catullo per farci spiegare questi sentimenti di quasi odio e amore che proviamo tutti, nessuno escluso, quando si avvicina la scadenza dell’erreciauto (R.c.a.) del nostro veicolo, auto o moto che sia. Mi sento dire soprattutto dai ragazzi: uffa, ma perché l’R.c.a. è obbligatoria? Dobbiamo pagarla per forza? E lo so, belli miei, avete ragione! A noi pare che sia un furto legalizzato, pesa molto alle tasche ma, alla fine, se ci ragioni su non è proprio così.
Quando si avvicina la scadenza a me viene l’ansia già da un mese prima. e sai perché? Perché non avendo fatto mai incidenti da quando ho la patente mi sento una socia ad honorem della compagnia di assicurazioni, cioè pago soltanto e uffa lo dico pure io. Sono sicura che sotto sotto lo pensi anche tu.
Secondo me, io un premio lo merito proprio. Ah no, il premio qui si paga! Primo avvertimento: bisogna stare molto attenti ai termini che si usano nel gergo assicurativo perché si possono ritorcere contro.
Cosa significa erreciauto (R.c.a.)
Cosa significa R.c.a: è l’acronimo di responsabilità civile autoveicoli, e per autoveicoli non si intende solo l’automobile ma tutti i veicoli circolanti in Italia e all’estero. In altre parole, quando guidiamo un mezzo dobbiamo stare attenti a non causare danni a persone, cose e animali.
Ma se dovesse succedere e abbiamo pure torto, cioè la responsabilità dell’accaduto è nostra, dobbiamo pagare di tasca nostra. Questo potrebbe essere abbastanza impegnativo, soprattutto se l’incidente è grave.
Se, invece, siamo assicurati ecco che interviene la compagnia assicuratrice che risarcisce il danno che abbiamo causato a terzi, cioè ad altri.
Pensa che ci sono incidenti – che gli assicuratori chiamano sinistri – in cui i danni possono essere centinaia di migliaia di euro, finanche a milioni di euro, che le compagnie di assicurazioni pagano. Questo di certo è un grande vantaggio per l’assicurato che paga una somma, scusa un premio, relativamente basso rispetto a ciò che esborsa la compagnia in un’ipotesi a volte catastrofica.
Poi ci sono io, e tantissimi come me virtuosi guidatori, a cui non scende giù il sistema con cui è fatta la tariffa. Questa però è un’altra storia che ti dirò in un altro post.
Perché l’R.c.a. è diventata obbligatoria?
Vengo alla questione posta all’inizio: perché dobbiamo pagarla per forza?
Andiamo indietro di molti anni e immaginiamo il boom economico degli anni Sessanta, quando cominciarono a circolare sulle strade italiane, poco sicure, centinaia di auto senza avere precise regole. Bene, se lo scenario ti è chiaro puoi anche immaginare con quale probabilità si potevano fare incidenti e come poteva essere alto il rischio di non essere risarciti soprattutto quando c’erano vittime.
Prima dell’entrata in vigore della legge obbligatoria (990/69), le compagnie di assicurazioni esistevano già e gli assicuratori erano simili ai procacciatori d’affari, una specie di rappresentanti che piazzavano la merce. Non che ora sia diverso, eh! Succedeva che solo i più previdenti, chi aveva già subito un danno o chi aveva danneggiato qualcuno stipulavano il contratto. A volte si faceva anche per accontentare l’amico che te la proponeva.
In un caos generale, la situazione stava sfuggendo al controllo e molti si trovavano a piangere una persona cara senza la possibilità di avere un risarcimento per la perdita e per il dolore subito.
Il governo decise allora che chiunque possedesse o guidasse un veicolo doveva obbligatoriamente fornirsi di un’assicurazione per coprire eventuali danni in cui si aveva torto.
Cosa ha comportato l’obbligatorietà dell’R.c.a
La polizza R.c.a obbligatoria è stato un ombrello per tutti, utile per proteggersi da eventuali sinistri causati dagli automobilisti poco attenti e distratti. Si trattava di un giro d’affari enorme e cominciarono a spuntare come funghi compagnie assicurative, anche di mutuo soccorso.
Alcune di loro erano così deboli dal punto di vista della solvenza che, puntualmente, dopo un certo periodo, fallivano lasciando gli assicurati in mezzo a una strada, giusto per rimanere in tema. Oppure venivano assorbite da altre società create appositamente per gestirle.
Insomma, non vi era una sicurezza vera e propria dovuta anche al fatto che immediatamente i truffaldini (criminalità mafiose organizzate e non) si erano strutturati per stampare polizze false e a confezionare incidenti fasulli. Credo di aver vissuto il periodo più problematico del mondo assicurativo e ti posso dire con assoluta certezza anche il più pericoloso durato forse più di venti anni.
Ora le truffe sono diminuite e la maggior parte delle orde di approfittatori sono sparite, per fortuna.
Concludo
Da allora molte cose sono cambiate per tutti, sia per gli operatori del settore che nel frattempo hanno avuto l’obbligo di iscriversi ad un albo, che per gli assicurati che nel tempo sono stati penalizzati nelle tariffe a causa delle azioni delittuose commesse da altri. Non puoi immaginare quanti scandali tra gli insospettabili finiti nella rete criminosa attratti dai facili guadagni.
Quando le compagnie si accorsero di questa situazione furono costrette a determinare le tariffe in base alla residenza, cosicché dalle mie parti, in Puglia, i premi schizzarono alle stelle e tutti, anche gli automobilisti virtuosi, ne pagammo le conseguenze.
Sono d’accordo sull’obbligatorietà della polizza assicurativa sugli autoveicoli perché i benefici sono superiori agli svantaggi, magari rivedendo il sistema di tariffazione che vada più a favore dell’assicurato virtuoso.
Che ne pensi, lo cambieresti anche tu il criterio su cui si basa la tariffa assicurativa?
Ora sai che
- La Responsabilità civile autoveicoli è obbligatoria dal 1969
- Il premio è la somma che si paga e non che si riceve
- La tariffa dipende dall’incidenza dei sinistri in una determinata area geografica
Se ritieni questo articolo dell’assicuratrice coi fiocchi interessante condividilo, a me fa solo piacere.